La triste storia di un inceneritore e dei suoi sponsor politici

PCI / PDS / DS / PD vogliono a tutti i costi un inceneritore. Ma poi non vogliono assumersi le proprie responsabilità.
 Nasce così una foglia di fico chiamata "sorveglianza sanitaria!"
Riepiloghiamo.
A metà anni '90 l'amministrazione comunale di Torino decide di voler costruire un inceneritore. In realtà l'idea di costruire un inceneritore al Gerbido, proprio lì, subito oltre a quello che all'epoca era il nuovo cimitero di Torino è della seconda metà degli anni '70. Discariche, inceneritori, cimiteri si piazzano sempre lì, nelle zone di confine.
Ma dovendo recitare riti democratici, decidono di voler giungere alle decisioni in modo partecipato e così nel 1999 nasce il progetto "Non rifiutarti di scegliere". Per un verso è realizzata una pressante campagna pubblicitaria con l'immagine di Torino completamente sepolta da coreografici rifiuti, circondata dall'arco alpino, con la sola Mole Antonelliana che faticosamente emerge dai rifiuti.
Parallelamente fino al 2002 si svolge il lavoro della Commissione "Non rifiutarti di scegliere".
Che bello! Penserà qualcuno! Allora si è giunti alla decisione in modo partecipato!  NO! La Commissione doveva solo scegliere il luogo in cui costruire l'inceneritore
C'era chi provava a dire che occorreva discutere su come affrontare il tema dei rifiuti; il Decreto Ronchi, già dal 1996 aveva recepito la normativa europea che imponeva la riduzione, il riutilizzo, il riciclaggio e la raccolta differenziata! Ma i " dissidenti" vengono regolarmente zittiti. Si doveva discutere solo su dove costruire l'inceneritore. La scelta non può essere messa in discussione. Nel 2003 / 2004 le discariche scoppieranno!!!
La discussione sul sito dove costruire l'inceneritore avviene con grande dispendio di risorse tecniche. Ma qualcosa probabilmente non va nella direzione giusta. Gamba, l'assessore all'ambiente della provincia di Torino lancia ripetutamente l'ammonimento "Badate bene, con tutto quello che stiamo facendo, è necessario che le decisioni della Commissione siano rispettate".
Ma perché Gamba dice così? Cosa c'è che non va?
In un modo o nell'altro, la Commissione "Non rifiutarti di scegliere", non discute di rifiuti, ma discute di inceneritore. Come da mandato! Ed alla fine redige la graduatoria dei siti idonei per l'inceneritore.
Il Gerbido va maluccio. Anzi, decisamente male! Arriva al 9° posto, quasi in zona retrocessione!
Pazienza, direte voi! Ma inizia la bagarre politica. Nessuno vuole l'inceneritore! Anzi, sembra quasi che nessuno debba volere l'inceneritore nel posto sbagliato. L'inceneritore deve andare dove era destinato!
Quindi proteste dei vincitori (quelli in testa alla graduatoria...), tavoli rovesciati, manfrine. Sembra che l'inceneritore stia per atterrare a Mirafiori nord. Trombotto, presidente della X Circoscrizione guida prima l'invasione della Sala Rossa e poi manifestazioni di massa. Pare che PDS / DS / PD  gradiscano il NYNBY, quando serve....
E così a fine aprile  2003 i giornali annunciano che l'inceneritore sarà costruito al Gerbido!
Seguirono i rituali proclami dei sindaci fino al mitico "dovranno passare sul mio corpo", Ma era un commedia, e l'interessato sembra godere ancora di discreta salute.
E così l'inceneritore era finalmente destinato dove i morbosi desideri di un importante pezzo della classe politica torinese lo volevano collocare nelle fantasie notturne.
Perché questa (lunga) premessa?
Perché costruire un inceneritore per risolvere il problema dei rifiuti è un sciocchezza. Ad un problema, i rifiuti, si aggiunge un altro problema, l'inceneritore.
Quando un problema ambientale (e non solo) ha un origine multifattoriale, la risoluzione richiede strategie complesse.
E' quello che hanno fatto i Paesi europei, che nei decenni passati hanno messo in atto politiche per i rifiuti, che in effetti portarono anche alla costruzione di inceneritori.
Ma da noi, la politica preferisce le soluzioni grandi alle grandi soluzioni! E dire che sarebbe sufficiente copiare da chi è 25 anni più avanti di noi.
La scelta del PCI / PDS / DS / PD (come si chiameranno quando l'inceneritore funzionerà davvero, non mi è dato saperlo, ...) è stata quella di costruire un impianto in assenza di una politica dei rifiuti, predeterminando la quantità di rifiuti da bruciare.
E' sicuramente una "scelta di classe"; tutti spendiamo moto di più, mentre qualcuno guadagnerà lautamente.
Ma per una volta occupiamoci dei "rischi per la salute".
Gli inceneritori devono ovviamente rispettare limiti per le emissioni in atmosfera di tutti gli inquinanti, compresi diossine e PCB. Più precisamente i limiti non devono essere rispettati nelle fasi di accensione e spegnimento, in quanto, tecnicamente, non sono rispettabili.
Ma i limiti per le emissioni sono limiti per unità di volume. In altri termini, per ogni metro cubo di emissioni, la concentrazione delle singole sostanze non può superare un determinato valore. Quindi, a parità di tecnologia, più si brucia, più si emette.
Così forse inizia a diventare comprensibile che avere predeterminato la quantità di rifiuti da bruciare, non è proprio una bella cosa dal punto di vista ambientale. Più si brucia, più si emette! Questo nell'ipotesi che si riesca a rispettare la normativa. Che poi ci siano dei problemi, è cosa da mettere nel conto.
Il Nostro, per esempio, il 2 maggio è andato in black out per un temporale e si è allagato con conseguente spegnimento. Probabilmente è un record mondiale!
Sintesi delle puntate precedenti: Si decide di costruire un inceneritore senza seguire le indicazioni normative che prevedono la messa in atto di una politica del rifiuti. Si spendono soldi per fare una Commissione per decidere dove piazzarlo e poi non si rispettano i risultati della Commissione. 
Per la fretta di terminare l'inceneritore entro il 30 aprile l'opera sembra che lasci un pochino a desiderare. Spero solo che i 2 morti da infortunio non c'entrino con questa fretta. 
Quando si fanno delle scelte palesemente sbagliate, occorre inventarsi di tutto per sostenerle.
Quindi, un lato fioccano soldi per compensazioni ambientali, che non compensano nulla dal punto di vista ambientale, Sono "paghette" date ai Sindaci per fare un po' di cose che aiutino a riguadagnare il consenso.
Ma com'è che  dicevano gli antichi romani?  Panem et circenses? Solo che allora pagava l'imperatore, mentre ora, da noi, le compensazioni saranno pagate con i soldi dei cittadini ignari. Infatti rientrano tra i costi a carico di TRM che ovviamente ricaverà questi soldi dalla tariffa rifiuti pagata da i cittadini.
E poi, ovviamente, si mette in piedi uno studio, il piano di sorveglianza sanitaria della popolazione, che ha come elemento centrale la misurazione di una serie di metalli pesanti e di diossine e di PCB in due gruppi di persone. Uno di residenti in zone vicine all'inceneritore ed un altro, i "non esposti", cioè  residenti in zone più lontane. Si prevede che i controlli saranno fatti nel mese di giugno e poi dopo 3 anni. E dopo circa un altro anno si avranno i risultati.
In altri termini questo studio terrà occupati i primi 4 anni di vita dell'inceneritore!
Da medico del lavoro trovo molto interessante questo studio che - per quanto mi è dato di capire - mi sembra anche uno studio ben impostato. E questo studio costerà 2.200.000 euro. (altre fonti dicono 1.800.00)
Da medico del lavoro e da operatore della prevenzione, mi chiedo se in un periodo in cui la prevenzione piemontese rischia seriamente di "morire" a causa della violenza dei tagli alla sanità, se sia giusto spendere una cifra così rilevante su questo tema, visto che con gli stessi soldi si potrebbero salvare attività di prevenzione di carattere ordinario, che non si riesce più ad effettuare per mancanza di risorse.
Oltre a ciò, dal Comitato Locale di Controllo di mercoledì 29 maggio è uscita una notizia che a mio giudizio dovrebbe avere risalto non solo nelle cronache locali.
Lo studio di sorveglianza sanitaria della popolazione, si avvale delle migliori tecniche per determinare la quantità di diossine, PCB e metalli pesanti nella matrice biologica (sangue, urine) analizzata. Il confronto tra "popolazione esposta" e "popolazione non esposta" e tra "prima" e "dopo" comporta una valutazione statistica dei risultati che consentirà (per ogni gruppo e per ogni campagna di analisi)  di dirci non solo il valore medio misurato, ma anche quale sia la dispersione dei risultati. Così, non sarà solo possibile confrontare i dati, ma anche stabilire se la differenza osservata è statisticamente significativa. Il tema è ostico ed ho provato a spiegarlo e semplificarlo in un altro post.
In pratica, quello che abbiamo scoperto il 29 maggio, grazie ad una domanda dell'Assessore all'ambiente di Rivalta è che in relazione al numero di soggetti esaminati, lo studio sarà in grado di documentare in modo statisticamente significativo aumenti di assorbimento delle sostanze tossiche superiori al 20%. 
In altri termini, per esempio, se avremo un aumento dell'assorbimento di sostanze tossiche tra il 15 e il 20% non si avrà un risultato statisticamente significativo.
Da cittadino e da consigliere comunale mi chiedo: è etico spendere una cifra così importante  per uno studio che con ogni probabilità darà una "non risposta"? Uno studio che non risponde alle ansie dei cittadini? A pensare male si fa peccato, ma onestamente qualche dubbio dovrebbe venire anche a voi!
Una volta in Italia era ben chiaro cosa fosse la prevenzione primaria. L'eliminazione o riduzione delle esposizione a fattori di rischio per la salute!. Le lotte operaie di Torino per la salute in fabbrica e contro la monetizzazione del rischio hanno insegnato  molto. All'Italia ,e non solo.
In campo ambientale il principio di precauzione ci dice sostanzialmente la stessa cosa. Sostanze ad elevata tossicità non si emettono nell'ambiente, salvo che sia impossibile fare diversamente.
L'inquinamento ambientale ed i conseguenti danni alla salute sono problemi tanto gravi quanto complessi. Se qualcuno promette di risolvere questi  problemi in men che non si dica, nel migliore dei casi non sa di cosa sta parlando!
Ma in una situazione di grave inquinamento, c'è un'enorme differenza tra scelte politiche che determinano un aumento dell'inquinamento per piccolo che esso sia - (ma non è questo il  nostro caso) e scelte politiche che lo riducono per piccola che sia la riduzione!
Provate a pensarci un attimo. Per l'aumento di una frazione di punto percentuale del PIL tutti i media gioiscono! Per una riduzione analoga, tutti si disperano.  Per gran parte della politica, se la mortalità da inquinamento ambientale aumenta o diminuisce di un analoga percentuale, non fa alcuna differenza.
Costruire una nuova fonte di immissione nell'ambiente di inquinanti organici persistenti e metalli pesanti è semplicemente una scelta sbagliata in quanto evitabile con una "normale politica dei rifiuti"
I 15 anni passati dall'inizio della vicenda dell'inceneritore del Gerbido sono un tempo congruo per pensare ed attuare una politica dei rifiuti e per raccoglierne i frutti.
Invece, costruiscono l'inceneritore del Gerbido. Poi dicono "Controlleremo le emissioni!" Ci mancherebbe altro! Lo prevede la legge! E quando un "tecnico" spiega che ci sono effetti sulla salute anche con il rispetto dei valori limite per le emissioni, prima viene corretto dai politici poi viene redarguito "Lei si assume la responsabilità delle sue affermazioni!". E poi si dice  che sarà controllata la salute dei cittadini. In realtà sarà controllata l'esposizione a rischio. Peccato che si potranno apprezzare soltanto aumenti piuttosto grandi!.
Credo che la politica si debba assumere le sue responsabilità. Chi vuole l'inceneritore deve solo garantire che i controlli siano effettuati secondo la legge. E se vuole fare qualcosa in più, faccia in modo che si controlli accuratamente ciò che entra nell'inceneritoreSpendere i soldi per fare questo, forse, può proteggere da qualche ulteriore esposizione indebita ed evitare qualche danno alla salute.
Fare lo studio di sorveglianza sanitaria della popolazione residente nei pressi dell'inceneritore del Gerbido, servirà solo ad una politica parolaia che intende scansare le proprie responsabilità! 
Carlo


N.B: la Convenzione di Stoccolma affronta questo tema. Ma si sa che le Convenzioni servono solo per esprimere buoni propositi! Pensate mica che debbano trovare applicazione?!
 La Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (maggio 2001), tra i quali si annoverano le diossine, riconosciuta dalla maggior parte delle nazioni e da tutti i Paesi dell’UE, nasce dal riconoscimento delle proprietà tossiche degli inquinanti organici persistenti, della loro resistenza alla degradazione e capacità di bioaccumulo negli ecosistemi terrestri e acquatici, che rendono particolarmente gravi i loro effetti ambientali sanitari, “in particolare sulle donne e, attraverso di loro, sulle generazioni future”;
L’ Allegato C della Convenzione di Stoccolma pone l’incenerimento dei rifiuti al primo posto tra le fonti responsabili della produzione non intenzionale di policlorodibenzo-p-diossine, policlorodibenzofurani, esaclorobenzene (HCB) e bifenili policlorurati (PCB);
      esaclorobenzene e bifenili policlorurati (PCB) sono tra gli inquinanti organici persistenti la cui pericolosità è tale che la loro produzione volontaria  è vietata dalla citata Convenzione e dal Regolamento (CE) n. 850/2004 - che la ratifica - e le emissioni dovute a produzione non intenzionale sono tollerate in quanto siano assoggettate a regimi di riduzione dei rilasci che debbono tendere alla loro eliminazione;
Carlo

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