Morti sul lavoro e flessibilità

Bisogna riconoscere a chi continua ad impegnarsi a contare i morti sul lavoro e a denunciare i singoli casi, il merito di essere riusciti ad ottenere un po' di attenzione da parte di Radio, TV. Meno, direi, da parte dei giornali.

E dobbiamo prevedere che a fine 2019 i morti per infortuni lavorativi saranno oltre 1.200, circa il triplo del numero degli omicidi. 
Quindi, chi vuole "garantire la sicurezza degli italiani" avrebbe un tema prioritario a cui dedicarsi. Ma non solo la sicurezza e la salute sul lavoro non sono più un tema centrale nella nostra società, ma il lavoro stesso è un tema trascurato. Non perché non se ne parli, ma perché si parla di come "creare" lavoro, ma non di come il lavoro debba essere. 
Allora bisogna entrare nel merito. 
Per farlo dobbiamo in primo luogo dirci che anche un solo morto sul lavoro è un morto di troppo, ma dobbiamo anche capire che ogni morto in meno è un passo avanti. 
Nel 1962 i morti sul lavoro erano 4.200; e questo numero non considera i dipendenti dello Stato, parte dell'agricoltura e i morti su strada (che peraltro all'epoca si può ragionevolmente ritenere che fossero meno) 
Oggi le morti per infortunio sul lavoro per il 50% avvengono sul luogo di lavoro e per il 50% avvengono su strada. Queste ultime sono costituite dagli "infortuni stradali" cioè dagli infortuni che avvengono mentre si usa un mezzo di trasporto per lavoro (dagli autisti,fattorini ai manutentori che si recano in una fabbrica o gli edili che raggiungono un cantiere) e dagli "infortuni in itinere", quelli che avvengono mentre ci si reca al lavoro o si torna a casa. 
Quindi dobbiamo in primo luogo essere coscienti che in Italia oggi si muore sul lavoro molto meno che in passato. 
E questo grazie a molti fattori a partire dalle lotte operaie del 1969 ed al rifiuto della monetizzazione del rischio. All'impegno della politica degli anni '70 (chi si ricorda o chi sa cosa erano le "Unità di Base"?). All'attenzione di molti delegati sindacali. 

Al riorientamento delle funzioni pubbliche per la sicurezza e la salute sul lavoro con il trasferimento di queste funzioni al SSN (come le cose stiano cambiano è argomento di altro post) ed all'impegno "off-label" di moltissimi operatori dei Servizi Pubblici di Prevenzione nei luoghi di lavoro (in Piemonte SPreSAL). 
Ma si deve vedere anche l'impegno di molte aziende, e di una (piccola) parte dei professionisti della prevenzione. 
Ma per altro verso è cambiata la struttura del mondo del lavoro e attività ad alto rischio sono scomparse o si sono fortemente ridotte. 
E, se anche un solo morto sul lavoro è un morto di troppo, bisogna saper vedere i miglioramenti e capire perché siano avvenuti. Altrimenti si rischia di dire che lotte operaie, investimenti aziendali e attività di controllo siano tutte cose inutili e tanto vale risparmiarle ... 
Ma perché gli infortuni mortali sul lavoro stanno aumentando? 
Gli infortuni sul lavoro stanno aumentando perché c'è (un po' di) ripresa delle attività lavorative. E se guardiamo i trend storici, la "ripresa economica" è sempre stata accompagnata da un aumento degli infortuni. 
Però gli infortuni aumentano non solo in proporzione all'aumento del lavoro, ma aumenta anche la frequenza (aumentano i Tassi di Incidenza). 
Ma perché aumenta la frequenza degli infortuni lavorativi gravi? 
Contrariamente a quanto si pensa, quando comincia un periodo di crisi economica, molte aziende prima di lasciare a casa gli operai, li impiegano in attività di "sistemazione" delle officine. Si fanno manutenzioni, si migliorano i lay out, si "mettono a norma" macchine e impianti che si pensa di continuare ad utilizzare. 
Quando c'è un accenno di ripresa, le aziende non si lasciano sfuggire l'occasione e fanno ripartire la produzione, aggiungono macchine e impianti. e lo si fa in fretta e (anche) caoticamente. 
Ma ci sono anche altri fattori. 
Andare a lavorare in un'officina o in un cantiere con un contratto di pochi giorni, o andarci a lavorare alle dipendenze di una altro padrone (che so, una cooperativa) o andarci a lavorare tramite un agenzia di lavoro interinale non è la stessa cosa che lavorare alle dipendenze dell'azienda. Dell'avere dei colleghi. 
Gli ambienti di lavoro "grossi" disorientano le persone. Il non avere di colleghi, accentua la difficoltà ad integrarsi nel lavoro in modo sicuro. 
Aggiungiamo che l'analisi degli infortuni lavorativi mortali ci fa ritenere in 2/3 o 3/4 dei casi un sopralluogo dell'organo di vigilanza effettuato il giorno rprecedente non avrebbe evitato l'infortunio. Questo perché gli eventi gravissimi sono in larga parte correlati a situazioni in evoluzione, mal progettate ( o non progettate). E anche in questo caso il lavoratore occasionale o comunque meno inserito nel contesto aziendale è persona che corre rischi maggiori. 
Quindi ci sono ampi spazi su cui agire... 
Per un verso servono sicuramente più attività di controllo. Possibilmente condotte sulla base di progetti e criteri razionali . Riportare la sicurezza e la salute tra i temi centrali per il Paese servirà anche a mantenere una corretta cultura da parte dei Servizi Pubblici di prevenzione. E, tanto per cominciare, dopo tragedie sul lavoro, partiti e sindacati, potrebbero evitare di chiedere risorse per gli ispettorati del lavoro, visto che le competenze sono state trasferite al SSN da circa 40 anni ... 
Ma occorre anche superare una cultura della "flessibilità sul lavoro" in cui la flessibilità è richiesta solo ai lavoratori e non alle aziende. E in cui la flessibilità non serve a ridurre i costi del lavoro, ma a ridurre gli stipendi ed il potere contrattuale dei lavoratori. Ambienti di lavoro in cui le relazioni tra dipendenti non siano viste come un fattore da evitare, saranno ambienti di lavoro non solo più gradevoli, ma anche più sicuri. 
Carlo

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