Trattato di Maastricht, sinistra italiana e populisti


Trattato di Maastricht, sinistra italiana e populisti

Il "Trattato di Maastricht", o "Trattato sull'Unione europea " è stato firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht nei Paesi Bassi, dai dodici Paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione Europea. Il Trattato fissa le regole politiche e i parametri economici e sociali necessari per l'ingresso dei vari Stati aderenti nella suddetta Unione ed è entrato in vigore il 1º novembre 1993. Comprende(va) 252 articoli nuovi, 17 protocolli e 31 dichiarazioni. 

Tra le altre cose era definito il percorso verso la moneta unica europea, l'Euro, che prevedeva che ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza: 

- Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.
- Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60% (Belgio e Italia furono esentati).
- Tasso d'inflazione non superiore dell'1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.
- Tasso d'interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre Paesi. 
- Permanenza negli ultimi 2 anni nello SME senza fluttuazioni della moneta nazionale.

L'Italia ed il Belgio furono esentati dal rispetto del rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%, altrimenti non sussistevano le condizioni per farli aderire alla moneta unica europea. 
Nei paesi europei vennero previsti solo 2 referendum: 
  • Il 2 giugno 1992 in Danimarca un referendum dove l'approvazione del Trattato di Maastricht fu respinta con una esigua maggioranza (0,7%);
  • il 20 settembre 1992 in Francia dove il Trattato di Maastricht ottenne il 51,4% di favorevoli
Per quanto riguarda l'Italia, il "Trattato di Maastricht" fu firmato il 7 febbraio 1992 ed era in carica il "Governo Andreotti VII" (governo in carica dal 13 aprile 1991 al 28 giugno 1992). 
Era un momento denso di avvenimenti. 
Il 17 febbraio 1992, arrestarono Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, mentre accettava una tangente di sette milioni di lire da un imprenditore. Era l'inizio di "Mani Pulite" e "Tangentopoli" 
Le elezioni politiche furono il 5 aprile 1992 e vennero indette (non trovo la data esatta) non dopo il 20 febbraio 1992. 
Il governo successivo è stato il governo Amato, in carica dal 28 giugno 1992 al 29 aprile 1993 (con fiducia al Senato della Repubblica il 2 luglio 1992 ed alla Camera dei deputati il 4 luglio 1992). 
Molti ricorderanno che a fine primavera / inizio estate la Lira finì sotto attacco speculativo. Si parlava allora di “consolidamento dei titoli di Stato”. Il governo Amato fece uscire la Lira dal “serpente monetario”, nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1992 e fece un "prelevo" del 6 per mille su tutti depositi bancari. 

Il Trattato di Maastricht è stato approvato in autunno in un clima che i giornali dell'epoca descrivano come "distratto" da molte vicende politiche, compreso il "caso De Lorenzo" che scoppiava in quei giorni.

LEGGE 3 novembre 1992, n. 454 "Ratifica ed esecuzione del trattato sull'Unione europea con 17 protocolli allegati e con atto finale che contiene 33 dichiarazioni, fatto a Maastricht il 7 febbraio 1992"

I Verdi e la Rete si astennero chiedono un maggiore impegno sulla democratizzazione della Comunità.
Votarono contro il MSI e Rifondazione Comunista: "Nasce un' Europa autoritaria decisa dalle banche centrali e dalle strutture militari".
I Radicali "in nome di Altiero Spinelli" tennero i piedi in due scarpe, uscendo dall'aula, lasciando un solo deputato a votare a favore. 
Parte del PDS votò allegramente a favore, altra parte del PDS evidenziò l'onerosità dell'impegno economico di risanamento esprimendo preoccupazione per il risanamento del debito pubblico (... a posteriori potremmo dire "preoccupazione per la tenuta dello "stato sociale"). Ovviamente secondo la migliore tradizione, parlarono di "sofferta decisione" finirono per votare a favore. 
Insomma, tralasciando l'opposizione della destra nazionalista, che allora continuava a richiamarsi al fascismo, il Trattato di Maastricht suscitò opposizione e preoccupazione in larga parte delle forze di sinistra. 
Rifondazione comunista votò contro. I Verdi e la Rete evidenziarono deficit di democrazia nel modello di Europa (di "Unione Europea", ...) che si andava a delineare. Parte del PDS era preoccupato per l'impegno ed onerosità del trattato di Maastricht; La riduzione del debito pubblico con ogni evidenza rischiava di essere pagata a duro prezzo dalle classi sociali più disagiate. 
L'Italia, come il Belgio, potevano entrare nel percorso che portava all'Euro nonostante il debito pubblico molto elevato.
Io non sono uno storico e non sono un economista, provo solo a studiare. Quindi riesco a farmi delle domande ed alcune possibili risposte "mi turbano"... 
Da parte europea, "concedere" all'Italia l'ingresso nell'Euro fu un atto di generosità? Fu un'eccesso di ottimismo? Fu pirateria? 
Da parte italiana, entrare nell'Euro fu frutto di approssimazione e incoscienza? Come mai nessuno contrattò quantomeno che gli interessi sul debito pubblico non andassero a pesare sulla soglia del 3 % di deficit? 
La tempesta monetaria sulla Lira dell'inizio estate 1992, c'entra qualcosa con l'esigenza di far approvare il trattato di Maastricht dal Parlamento italiano? 
La parte di sinistra italiana che non ha visto i pericoli e che ha votato a favore, è in grado di fare autocritica? Penso di no, perché continua a pensare che il suo ruolo non si quello di portare avanti una proposta politica, ma sia quello di realizzare ciò che le lobbies "propongono".
La parte di sinistra italiana che ha visto i pericoli e che si è astenuta o addirittura ha votato a favore, è in grado di fare autocritica? E può fare altrettanto per tute le volte che ha avuto il medesimo atteggiamento nei 25 anni successivi?
Carlo

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1 Commenti

  1. Credo che la scelta dell'Italia, sia pure sofferta, sia stata una scelta saggia. La scelta di auto-vincolarsi per non abusare della politica fiscale espansiva, che ci ha portato al debito pubblico che abbiamo e, prima del '92, a livelli di inflazione elevati.

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