Aperture domenicali, luoghi comuni ed ambiente

Con chiusure domenicali, ho detto la mia sulle aperture dei negozi e centri commerciali. 

Le aperture domenicali, devono essere considerate nella peggiore/migliore delle ipotesi (dipende dai punti di vista...) come un servizio pubblico necessario. Ed allora debbono essere trattate e gestite come servizio pubblico. 
Ma i tifosi delle aperture domenicali, buone in quanto "moderne" e la modernità è progresso (sic...) non pensano neppure di dover riflettere sulle obiezioni che vengono poste e così liquidano il tema delle aperture domenicali con una serie di luoghi comuni e similitudini non pertinenti. 
Ma poi, che c'entra il mondo mal messo con le aperture domenicali? 
Vediamo: 
1) Alla domenica e nei giorni festivi lavorano molte persone nei servizi pubblici essenziali: sanità, polizia, vigili del fuoco, ecc.
E' assolutamente vero! E' assolutamente vero! anch'io per un discreto periodo ho lavorato la domenica, i festivi e le notti. Ma che queste attività debbano essere condotte in modo continuativo è una cosa ovvia, più che "facilmente comprensibile". Fa parte di di questi lavori. Può non fare piacere, ma lo si accetta, perché "logico". 
Non perché qualcuno ha deciso che adesso bisogna farlo. 
Ma si può fare anche una osservazione in aggiunta. Oggi, molto del malessere che si trova tra i lavoratori della sanità è causato dal fatto che per contratto si era stati assunti - se infermieri - intorno ai 22 anni e si faceva conto di andare in pensione verso i 42 o 47 anni. Un lungo, lunghissimo periodo di turni notturni e festivi. Ma finiva. Oggi hanno cambiato le regole e si deve continuare così 20 anni in più. In pratica tutta la vita. Hanno cambiato le regole e le persone non sono più contente.
2) ci sono tante attività che si fanno alla sera ed alla domenica: ristoranti, cinema, teatri, sport, alberghi , ecc. 
Assolutamente vero! Ma anche in questo caso è evidente che se lavori in servizi "ricreativi" le persone possono venire quando non lavorano. Sere, notti e festivi stanno nella logica del lavoro. Non perché qualcuno ha deciso che adesso bisogna farlo
3) nei paesi i negozi sono aperti alla domenica! 
E' vero! Ma questo ci da un occasione per fare una riflessione. 
Nei paesi i negozi sono aperti la domenica, per lo più la domenica mattina, perché la domenica è il giorno di festa. Si viene in paese dalla frazioni. Magari si va al bar o dal barbiere (....). Si va o si andava messa. Alla domenica in paese ci si trovava e ci si trova. 
Questa è una dimensione fondamentale, forse la dimensione fondamentale: le relazioni tra le persone. E fare trovarsi in paese ed intanto fare acquisti rientrava / rientra in questa dimensione. 
Nei paesi si fa la spesa alla domenica perché è parte del modo di coltivare le relazioni interpersonali, non perché qualcuno ha deciso che adesso bisogna farlo. 

Potremmo andare avanti con altri esempi e fare riferimento ad altri popoli e Paesi.ma rischiamo di fare paragoni non pertinenti. 
Non ho mai amato i riti, anche se con il passare degli anni mi sono venuti dubbi circa l'inutilità dei riti. 
E da (quasi) sempre sono laico. Non sento di dover santificare le feste, ma devo dire che non mi da fastidio se qualcuno lo fa. 
Ma sono certo, anche professionalmente, che l'interruzione dei ritmi quotidiani con il giorno di festa, giorno in cui si fanno cose profondamente differenti, è estremamente importante. per la qualità della vita e direi per la salute. 
E credo che sia estremamente importante che ciascuno di noi il giorno della festa faccia cose differenti, che non usi il suo tempo per continuare le ruotine quotidiane. 
E quindi ben venga se qualcuno nel giorno festivo santifica la festa andando nella sua chiesa. 
Ma che la "nostra" politica ci proponga di dedicare il giorno di festa per andare nelle cattedrali delle merci e celebrare il rito dei consumi, beh, mi fa senso e tanta tristezza. 
Tristezza per le nostre vite. Tristezza per il nostro pianeta che ancora in questi giorni urla che non ce la fa più e che ci può dare tanta ricchezza, ma non regge tanti consumi. 
Carlo
  

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