Sicurezza sul lavoro 2 - Quale prevenzione?

In assenza di episodi gravissimi, si tende a dimenticare la prevenzione per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. E si tende a scordare ciò a cui deve servire la prevenzione. 
Quando si parla di salute, ognuno di noi ha sentito dire, e dice "prevenire è meglio che curare".
Ma cosa si intende per prevenzione?  Bisogna innanzitutto distinguere tra prevenzione primaria e prevenzione secondaria.
La prevenzione primaria consiste nell'eliminazione o riduzione dei fattori di rischio per la salute (o per la sicurezza, se pensiamo al rischio di infortuni).
La prevenzione secondaria consiste nell'individuazione di persone con condizioni di rischio o stati patologici in fase precoce al fine di adottare di trattamenti / provvedimenti che impediscano la progressione della malattia. A tal scopo si effettuano controlli sanitari (screening, sorveglianza sanitaria) per individuare i soggetti che necessitano di un trattamento  (terapia, eliminazione delle esposizioni a rischio, ...).
E' evidente che ogniqualvolta conosciamo i fattori di rischio ed abbiamo la possibilità di intervenire su di essi la prevenzione primaria costituisce la migliore soluzione per evitare o ridurre le malattie.
Per molti anni l'attenzione della prevenzione primaria è stata rivolta ai fattori di rischio presenti negli ambienti di lavoro (agenti fisici, chimici, fattori organizzativi, ...) e negli ambienti di vita.
E' abbastanza facile comprendere che l'intervento su questi fattori dipende
fondamentalmente da scelte politiche e sociali.   Eliminare o ridurre fattori di rischio negli ambienti di lavoro e negli ambienti di vita è possibile, ma richiede impegno di risorse. E' anche facile osservare che "nella sicurezza sul lavoro" le persone che traggono beneficio dai provvedimenti di prevenzione e quelle ne devono sopportare i costi (perché è responsabili della generazione dei fattori di rischio) sono soggetti differenti. E questo costituisce un  problema non indifferente..
E forse non è un caso che nel corso degli ultimi decenni si è avuta una costante spinta ad orientare la prevenzione verso gli stili di vita. Se è vero che gli stili di vita determinano un pesante carico negativo sulla salute umana, è anche vero che si è trattato di uno spostamento dell'attenzione, che così è meno orientata verso fattori in qualche modo "scomodi".
Dato che gli stili di vita (corretta alimentazione, attività fisica, cessazione del fumo ,....) sono estremamente importanti, il tema richiede sicuramente maggiore attenzione ...  (ma per una riflessione su questi aspettii, dovrete avere ancora un po' di pazienza ...)
La prevenzione per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro costituisce sicuramente una particolare criticità, in quanto per un verso tutti la richiedono e per altro verso risulta quasi sempre particolarmente scomoda.
  • Scomoda perché perché le misure di prevenzione possono essere richieste (ed imposte) in modo preciso ed in tempi relativamente brevi.
  • Scomoda perchè l'attenzione al mondo del lavoro è diminuita (per quanto riguarda la sicurezza e la salute) e perché sovente sussiste la preoccupazione (diciamolo subito, infondata) che la prevenzione possa  tutelare la salute, ma uccidere l'azienda.
  • Scomoda, perché sovente si confonde (o si vuole confondere) la prevenzione per la sicurezza e la salute sul lavoro con il pesante sistema documentale (abitualmente costituito da "documenti precotti") che spesso viene propinato alle aziende, anche senza alcun riferimento alle problematiche reali esistenti nei luoghi di lavoro.
Capita così che peridicamente siano ideate proposte di leggi finalizzate a "modernizzare" la prevenzione e concretamente destinate ad affossare le modalità di lavoro efficaci.
Parallelamente con frequenza sconcertante si assiste a discussioni che voglio asserire una presunta maggiore rilevanza della prevenzione negli ambienti di vita rispetto alla prevenzione negli ambienti di lavoro. 
Si tratta di discussioni capziose, non utili per la prevenzione. Dobbiamo ricordare che esistono alcuni semplici criteri per la definizione delle priorità degli interventi di prevenzione. In particolare occorre considerare:
  - la frequenza delle esposizioni a rischio (il numero di soggetti esposti);
    - l'intensità delle esposizioni a rischio;
  - l'effettiva disonibilità di misure atte eliminare o ridurre l'esposizione a rischio.
Ma, se consideriamo la prevenzione per la sicurezza e la salute lavoro dobbiamo anche ricordare un ulteriore fattore. La probabilità di morire sul lavoro o di subire un infortunio grave  è differente a seconda del comparto in cui si lavora e della mansione svolta.
In altri termini, un minatore, uno operaio siderurgico, un edile (ma non solo ....) hanno una probabilità di subire un danno grave molto superiore a chi svolge un lavoro nel terziario. 
Ed i rischi possono essere pesantemente differenti in aziende del medesimo settore in relazione alla maggiore o minore adeguatezza nell'applicazione delle misure di prevenzione
Questi elementi di diseguaglianza costituiscono una fondamentale motivazione etica per per continuare ed incrementare le azioni di prevenzione per la tutela della sicurezza e della salute sul lavoro.
Ma la questione fondamentale è che bisogna rifiutare le proposte di confronti capziosi  che servono solo a distogliere tempo e risorse dalle attività di prevenzione.
Carlo Proietti

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