Più che uno "STOP" al finanziamento pubblico ai partiti, si annuncia una semplice "PRECEDENZA"

Ovvero come invocando  "il diritto di tutti di fare politica" i soliti noti provano di nuovo a  finanziare solo sé stessi  
Il finanziamento pubblico ai partiti fu introdotto nel 1974 a seguito di "scandali" che avevano coinvolto i partiti di governo. La logica dichiarata era che i partiti per fare politica avevano bisogno di soldi ed era necessario garantire un finanziamento per evitare che i partiti cercassero vie  poco pulite o sporche per garantirsi la possibilità di fare politica.
Oggi possiamo constatare che già 40 anni fa i partiti non pretendevano di avere una buona immagine. Riuscivano a dire: "Cittadini ci prendiamo una parte dei vostri soldi, altrimenti succede che li rubiamo!" Tutto ovviamente per garantire la democrazia e la libertà dei cittadini. 
In un primo referendum abrogativo del 1978 il 97% dei votanti votò "SI", contro il finanziamento pubblico, ma non fu raggiunto il quorum del 50%.  Io ho votato "SI" e non ho vinto.

Nel 1993, in piena Tangentopoli, ci fu un secondo referendum, con con il 90% di "SI" abrogò il finanziamento pubblico ai partiti. Io mi ero dedicato soprattutto al referendum che toglieva le competenze ambientali alle USL. E così  votai "NO" a questi 2 referendum.
Il passaggio delle competenze ambientali ad un Agenzia, l'ARPA, ha sicuramente creato un sistema, una rete, più robusta, anche se ha tenuto ferme le attività per circa un lustro. Per altro verso ha garantito il controllo della politica sulle attività di protezione ambientale. La prevenzione, invece, è scomparsa. Il rapporto ambiente e salute, è diventato un altra cosa. Non riguarda più i cittadini. Oggi voterei ancora come allora, per il mantenimento delle competenze ambientali alle USL. Quello che si sarebbe dovuto fare all'epoca, era garantire una regia a livello regionale,verificare e garantire che le attività di prevenzione fossero condotte ovunque e che esistessero adeguati supporti di secondo livello.
E il finanziamento pubblico ai partiti? Oggi penso che il mio voto non sia stato tanto giusto, anche se animato da buone intenzioni. Paradossalmente quello che è successo dopo con l'introduzione dei rimborsi elettorali nel 1994 (del 4 per mille ai partiti nel 1997 non si ricorda più nessuno....) potrebbe far sostenere che avevo ragione. Ma avere ragione per il motivo sbagliato, non è un gran merito.
Dal 2000 (anno di un terzo referendum di cui ci siamo tutti dimenticati, anche perché non raggiunse il quorum) il finanziamento ai partiti è aumentato del 1150% (significa più di 11 volte) e tutto questo ben di Dio non è servito ad evitare corruzione, rapporti pericolosi con banche e finanza, sale bingo bipartisan, manager megagalattici messi a capo di aziende varie e liquidati dopo un paio d'anni con liquidazioni 100 volte superiori a quelle di una vita di lavoro, ecc.
A chi mi dice che "E' giusto garantire a tutti la possibilità di fare politica, non solo ai ricchi !!!" (nella reprimenda di solito di punti esclamativi sono di più), come faccio a dire che non sono d'accordo? Io sono favorevole ad un supporto della politica, perché tutti possano occuparsene, Ma probabilmente occorre anche che la politica sia un'altra cosa.  Ma come succede sovente, ad un bel principio corrispondono conseguenze vergognose, o quantomeno imbarazzanti. Ricordiamoci che con il rimborso delle spese elettorali, si pagano:
i manifesti con il faccione dei candidati;
gli attacchini che attaccano i manifesti;
le persone che distribuiscono i volantini nelle buche e nei luoghi pubblici;
le spese postali per lettere agli elettori;
i pranzi e gli aperitivi con cui si fa campagna elettorale.
Beh, se un partito non è in grado di farsi da solo, con le proprie energie, queste cose (alcune forse dovrebbero proprio essere evitate...), vuol dire che forse non esiste. Non è un partito solo un piccolo gruppo di potere.
Adesso Letta ci dice "STOP al finanziamento pubblico ai partiti".
Maliziosamente vorrei far notare che tra dire "stop" e dire "basta" c'è una bella differenza.
Ma vediamo cosa prevedono le linee guida sulla riforma del finanziamento ai partiti, come dichiarate dal governo: 
a)      l'abrogazione delle vigenti norme sul finanziamento pubblico dei partiti; 
b)      la definizione di procedure rigorose in materia di trasparenza di statuti e bilanci dei partiti; 
c)      la semplificazione delle procedure per le erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti, ferma l'esigenza di assicurare la tracciabilità e l'identificabilità delle contribuzioni; 
d)      l'introduzione dei meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti, a favore dei partiti; 
e)      la disciplina di modalità di sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e servizi.
Ma quale visione del  mondo c'è dietro queste "linee guida"?
v      Che un bilancio debba essere trasparente sembra un ovvietà! Ma come lo si renderà pubblico e comprensibile ai cittadini?
v     Ma cosa vuol dire "trasparenza degli statuti"? Chi stabilisce se uno statuto è trasparente? Avremo tanti statuti così trasparenti da essere impalpabili!
v     Abbiamo è chiaro cosa significa  "erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti, ....".  I contributi dei singoli cittadini, saranno simpatici ma, ahimè, irrilevanti. Quello che conterà saranno i contributi dei grandi gruppi economici.
Per quale motivo un'azienda (industria, banca, assicurazione, impresa dei servizi impresa commerciale, ...) dovrebbe poter finanziare un partito? Un'azienda mica vota? O no?
Allora, forse dovremmo almeno pretendere che solo le persone e non le imprese (quindi non genericamente "i contribuenti")  possano finanziare i partiti. O no?
E già che ci siamo, non dovrebbe esserci un tetto ragionevole per il finanziamento dei partiti. Per esempio una persona non può finanziare un partito con più di mille euro all'anno. Con obbligo del partito di verificare. I prestanome? Si può controllare e disincentivare. E se questo non è sufficiente, allora quello che non va bene non è il tetto, ma il finanziamento dei privati!



v   E  la "libera scelta dei contribuenti, a favore dei partiti" vi sembra la solita minestra scaldata? Vi sbagliate . I cinque euro a voto di rimborso elettorale corrispondono a 5 euro ad elettore. Un "cinque per mille" ai partiti per una persona che paga 1000 euro di tasse corrisponderebbero a 5 euro. Ma quante tasse paga un impiegato, un operaio, un insegnante? Forse nei partiti scarseggiano le persone intelligenti, ma sicuramente non mancano i furbi!

Più interessante è "la disciplina di modalità di sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e  servizi". 

Ora, in tempi di Finocchiaro, occorre chiedersi cosa si intende per "partiti". Ma, se si tratta di dare a tutti gratuitamente luoghi per incontri in campagna elettorale, spazi gratuiti per attaccare manifesti, accessi a tribune elettorali, e cose simili, allora si va nella direzione giusta!
Ma se Belusconi usa le sue TV e giornali per fare propaganda?

Una persona che era avanti di 30 anni, Giorgio Gaber, tra l'altro ci disse "Non paura tanto di Berlusconi in sé, quanto di Berlusconi in me!"


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